
ROBO-ARTISTI TRA SCRITTURA E PITTURA:
L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE CHE
“COPIA” I GRANDI ARTISTI
Di anno in anno l’intelligenza artificiale compie passi da gigante e sembra che quasi ogni giorno vengano presentati nuovi software e applicazioni che sfruttano l’AI per scopi e ambiti sempre differenti. Basti pensare al cosiddetto machine learning, utilizzato negli assistenti vocali, nella guida automatica di veicoli, nei chatbot e banalmente nella tastiera del nostro smartphone che riesce a prevedere cosa stiamo per scrivere basandosi su ciò che abbiamo già scritto in precedenza.
L’apprendimento automatizzato usa un modello di “neuroni” artificiali, ispirato alla rete neurale biologica, che sembra possa trovare applicazione anche in discipline finora ritenute esclusivamente di uso, consumo e competenza umana come la scrittura e l’arte.
GPT-3 : Il RoboScrittore
Tra le tecnologie di apprendimento automatico il GPT-3 è un modello di linguaggio – elaborato da OpenAi – in grado di generare testi potenzialmente indistinguibili da quelli prodotti da un essere umano a partire da un input. Lo scorso settembre il giornale britannico The Guardian ha pubblicato un articolo molto realistico interamente scritto dall’algoritmo GPT-3, intitolato A robot wrote this entire article. Are you scared yet, human?. Un articolo decisamente provocatorio sulla potenza ed affidabilità dell’intelligenza artificiale che senza dubbio ha richiesto potenza di calcolo e una quantità enorme di dati e denaro per garantire che la fase di apprendimento del bot producesse risultati sensati e coerenti.
Emulazione creativa: come funziona GPT-3?
Durante il processo “creativo”, GPT-3 sfrutta quasi tutti i contenuti esistenti su Internet. Quindi, ogni volta che fornisce un output testuale è come se fornisse una sorta di ipotesi basata su alcuni calcoli statistici e sul testo disponibile online elaborato dall’uomo con cui è stato addestrato. Questo gli permette ad esempio di produrre testi poetici rispettando lo stile e il lessico di autori famosi. Il team di OpenAI ha testato questa possibilità “chiedendo” all’algoritmo di scrivere un testo come se a farlo fosse William Shakespeare: il risultato è un testo dalla struttura e dal lessico sorprendete e assolutamente credibile.

Trascrizione del testo poetico elaborato dall’algoritmo GPT-3 “emulando” W. Shakespeare
Stesso risultato per il test che ha permesso allo scienziato argentino Manuel Aràoz di intervistare senza alcun problema Albert Einstein.
L’intervista ad Albert Einstein tramite GPT-3
Quella che segue è la trascrizione di un estratto della conversazione tra lo scienziato Manuel Aràoz e Albert Einstein, avvenuta tramite l’algoritmo GPT-3.
Manuel: Albert Einstein. Piacere di conoscerti. Sono Manuel Araoz e vengo dal futuro per conoscerti.
Albert: Oh, davvero. Com’è il futuro?
Manuel: È incredibile, in realtà. In che anno siamo?
Albert: Siamo nel 1947. È gennaio. Questa è Princeton, NJ. Sei in America.
Manuel: Ti dispiace se ti faccio qualche domanda per un libro che sto scrivendo? Riguarda le grandi menti della storia.
Albert: Vai avanti. Chiedimi quello che vuoi.
Manuel: Cosa ci fai qui a Princeton, negli Stati Uniti. Sei nato in Germania, vero?
Albert: Sì, sono nato in Germania, ma sono nato anche ebreo, e i nazisti stavano arrivando al potere, quindi sono fuggito qui negli Stati Uniti.
Manuel: Qual è la tua occupazione principale in questo momento?
Albert: La mia occupazione principale è essere un professore di fisica alla Princeton University.
Manuel: Allora. Dimmi di più su come sei arrivato a un nuovo modello gravitazionale, se lo desideri.
Albert: Va bene. Volevo spiegare i risultati dell’esperimento di Michelson-Morley costruendo un nuovo modello gravitazionale, che spiegasse tutti i risultati di questo esperimento, e il fatto che la luce viaggia sempre alla stessa velocità in tutti i sistemi di riferimento inerziali.
Manuel: Spazio e tempo sono essenzialmente la stessa cosa?
Albert: Sì. Nella mia teoria, ho mostrato che lo spazio e il tempo sono legati l’uno all’altro in un modo molto fondamentale. Di base, ho mostrato che il modo in cui percepiamo lo spazio e il tempo dipende dal nostro movimento relativo.
Manuel: Cosa diresti alle persone che vivono nel 2021, tra 75 anni circa?
Albert: Direi che il puzzle della nostra esistenza è stato ricostruito, ma mancano ancora dei pezzi. Abbiamo molto da imparare. Dovremmo continuare a esplorare e cercare di capire quali sono quei pezzi mancanti. Ciò che è più importante è che restiamo curiosi, il più a lungo possibile.
Clicca qui per leggere l’intervista integrale.

Ritratto di Edmond de Belamy
Artificial intelligence art: Cos’è?
Dalla scrittura alla pittura, l’AI approda anche nella digital art portando alla realizzazione delle prime opere d’arte “dipinte” da robot. L’opera che sicuramente ha segnato l’inizio del connubio tra arte e tecnologia è il Ritratto di Edmond de Belamy venduto dalla casa d’aste Christie’s per 432.500 dollari.
Le fasi per la realizzazione dell’opera sono state principalmente due: prima lo studio, in cui all’algoritmo sono state fatte analizzare 15000 opere, realizzate in più di cinquecento anni, seguito dalla fase di realizzazione. Il collettivo però non ha “chiesto” all’algoritmo di realizzare solo un’opera, bensì tutta la famiglia de Belamy, di cui Edmond è l’ultimo discendente.
Il ritorno di Rembrandt tra arte e tecnologia
Proprio come il GPT-3 riesce ad emulare perfettamente lo stile di scrittura di Shakespeare o Jane Austen, un algoritmo nato dalla collaborazione tra Microsoft, ING Bank, Delft University of Technology, l’agenzia pubblicitaria J.Walter Thompson e la Rembrandt House Museum è riuscito a realizzare opere pittoriche come se fosse un “nuovo Rembrandt”. Sfumando i confini tra arte e tecnologia, The Next Rembrandt, ha raccolto e studiato oltre 300 opere dell’artista olandese cercando di comprenderne lo stile e le caratteristiche distintive per poi creare un’opera tutta nuova, stampata in 3D utilizzando 13 strati di inchiostro.
Dopo aver classificato oltre 400 volti, l’algoritmo ha concluso che il soggetto sarebbe stato tra i 30 e i 40 anni, maschio e con indosso abiti neri e un cappello. Lo step successivo è stato sviluppare un software in grado di “comprendere” Rembrandt, basato sul suo uso di geometria, composizione e materiali pittorici. Microsoft ha quindi analizzato caratteristiche specifiche come occhi, naso, bocca e orecchie, mappando circa 67 punti di riferimento per viso. Il bot ha quindi imparato come creare un “volto Rembrandt” basandosi su tutti questi dati, compresa la tridimensionalità delle pennellate. Risultato? L’opera è stata talmente credibile al punto da vincere più di 60 premi pubblicitari.


Intelligenza artificiale, coscienza di sé e criticità
Opere pittoriche come queste o i testi poetici prodotti da algoritmi hanno suscitato non poche critiche nel mondo dell’arte e tra i suoi esponenti: dipinti e opere letterarie create dall’AI possono emozionare come quelle create dagli esseri umani? I programmatori posso essere definiti artisti? Di certo, in base allo stato attuale della tecnologia, algoritmi e robot non posseggono coscienza di sé o creatività innata, ma si “limitano” ad agire e reagire in risposta agli input e ai dati a cui vengono sottoposti durante la fase di apprendimento. Su questo blog ci siamo già chiesti se i robot potessero addirittura diventare nostri migliori amici, ma adesso la domanda che ci sorge spontanea è: c’è ancora speranza di preservare la creatività e l’estro dell’essere umano o in futuro anche le professioni creative potranno essere “elaborate” con un codice?
In un periodo come questo riuscite sempre a trovare news interessanti da condividere! Molto molto bello!
Grazie Michele! Che bello leggere il tuo commento, ci è sicuramente di ispirazione per continuare a creare contenuti sempre nuovi ed interessanti!
Spero che la creatività rimanga una nostra prerogativa, però avere un algoritmo che mi aiuti nei momenti di poca ispirazione non sarebbe male ahah
Hai perfettamente ragione! Un piccolo aiuto digitale non sarebbe affatto male! Per il momento però dobbiamo continuare a spremerci le meningi :D
Molto interessante
chissà quanto costa fare realizzare un Rembrandt! immagino cosa potrebbe pensare Rembrandt se sapesse che oggi siamo in grado di replicarlo fedelmente, ma soprattutto “creare” come avrebbe fatto lui
complimenti per come è stato impostato l’articolo, va oltre un blog, è da rubrica di una rivista. Bravo!
Grazie mille Naomi!!! Il tuo commento è molto stimolante per continuare a fare sempre di meglio! Continua a seguirci!
In un periodo in cui è difficile trovare stimoli e la voglia stessa di andare avanti sei riuscito ad incuriosirmi. Quasi quasi mi faccio fare un ritratto! ;)
Brava! Un ritratto da Robo-Rembrandt?:D Tienici aggiornati, siamo curiosi del risultato! In ogni caso continua a seguirci, è gratificante sapere di riuscire a stimolare la curiosità e l’interesse dei nostri lettori.
Dato che la mia azienda ci ha chiesto di rimanere per sempre in smart working, anche dopo la situazione covid, credo che poco alla volta ci sostituiranno con robot come questi ahah
Non mollare Stefano! I robot funzionano con il machine learning, quindi non “confidare” loro tutti i tuoi segreti…così non potranno mai sostituirti! :D Scherzi a parte, nonostante la tecnologia sia sempre più performante non credo che un algoritmo potrà sostituire la creatività dell’essere umano.
Oggi dopo più di un anno sono tornato in ufficio e non sapevo nemmeno come vestirmi o tantomeno interfacciarmi con i miei colleghi. Ho perso il contatto con le persone e se penso che un robot ha più creatività di me mi sento ancora peggio! Speriamo bene Giuseppe! eheh
Ciao Enrico, se può consolarti non credo che tu sia l’unico a sentirsi così. Tornare alla normalità non è facile, ma non è neanche impossibile. Pensa che i robot sono frutto della “nostra” creatività ed ingegno, perdono in partenza ahah
Super interessante! Mai sentita una cosa del genere. Conoscete più o meno i costi per la realizzazione di un dipinto del genere? Grazie
Ciao Katia, in base alle ricerche che ho fatto per la stesura dell’articolo non sono riuscito ad identificare una cifra precisa per la realizzazione di un dipinto con AI, ma il solo fatto che l’operazione abbia richiesto l’intervento e i finanziamenti di diverse aziende partner credo sia sintomo di costi abbastanza elevati…almeno per il momento.
Salve Giuseppe, ho letto il tuo articolo e loro trovo molto interessante per un progetto scolastico che deve svolgere mia figlia per la scuola sull’intelligenza artificiale. Posso farle estrarre alcune parti per la sua ricerca. ovviamente citando il vostro blog. grazie Vanessa
Buonasera Vanessa, che piacere sapere abbia trovato il nostro articolo interessante e stimolante. Certo, sua figlia può tranquillamente citarci nel suo progetto scolastico. Inoltre se sarà disponibile anche in rete ci farebbe piacere poterlo leggere. Grazie!
wow grande! top anche per il settore training e coaching
Dici che passeremo dall’istruire le macchine all’apprendere da loro? Riflessione interessante Paolo! ;)
no vabbè, ma sono dei geni. ma si potrà fare la stessa cosa nel settore moda?
Ciao Maria, sarebbe sicuramente molto interessante indossare un capo di un RoboStilista che magari ha “studiato” i disegni di Chanel, Gianni Versace, Christian Dior e tanti altri. Staremo a vedere!
Cioè già nel 2021 voi avevate parlato di intelligenza artificiale e ChatGPT in questo blog, quando ancora praticamente nessuno ne sapeva niente! Quanto siete avanti! Bravo Giuseppe!
Grazie Matteo! Tramite questo blog cerchiamo sempre di anticipare quelle potrebbero essere le nuove tendenze degli anni successivi…e in questo caso direi proprio che ci abbiamo preso. Continua a seguirci!
Ho letto con interesse il suo articolo. Però, nutrivo qualche dubbio sul fatto che la macchina infernale potesse veramente scrivere un sonetto con lo stile di Shakespeare. Dato che non sono un profondo conoscitore dei sonetti di W.S., ho letto, riletto e confrontato il test originario con quello scritto dalla macchina. Trovo ci sia un abisso. Il testo della macchina è orrendo, non ha nulla di poetico. Sono frasi senza senso, scollegate, senza amore, senza profondità, senza riflessione. Per fortuna. Sarebbe preoccupante il contrario. Non capisco però come lei possa sostenere che “il risultato è un testo dalla struttura e dal lessico sorprendete e assolutamente credibile”. Sarei curioso di sentire la sua opinione al riguardo. La ringrazio e la saluto cordialmente.
Francesco Bellocchio (funky lawyer)
Gentile Francesco,
la ringrazio per il suo stimolante intervento. Comprendo il suo scetticismo e, in effetti, oggi siamo senz’altro meno inclini a sorprenderci di fronte ai risultati prodotti dall’intelligenza artificiale. Trattandosi di un articolo del 2021, per quanto mi riguarda, l’idea che una macchina potesse non solo generare un testo coerente, ma persino cimentarsi con la metrica e il linguaggio di un sonetto, appariva ancora notevole.
Ovviamente, nessuno metterebbe seriamente a confronto l’estro creativo di un poeta in carne ed ossa con il risultato di un algoritmo. La poesia nasce dall’esperienza umana, dal vissuto, dall’intuizione, ed è per sua natura intrisa di emozioni e significati che un’intelligenza artificiale, per quanto sofisticata, non può realmente cogliere. Ma proprio perché era impensabile che un modello di linguaggio potesse avvicinarsi anche solo vagamente alla forma e alla struttura di un sonetto shakespeariano, il risultato, per quei tempi, risultava a mio giudizio sorprendente.
La saluto cordialmente e la ringrazio nuovamente per il confronto, sperando di avere nuovamente occasione di ricevere un suo riscontro sui contenuti del nostro blog.