…LASCIAMI PROVARE
Mancavano solo alcuni giorni al mio diploma alla Scuola di Cinema – le mie forze erano interamente concentrate sull’ideazione e la realizzazione del mio cortometraggio di fine corso. E, come tutti i miei compagni di studi, sognavo il red carpet del Festival di Cannes. Avevo una videocamera di mia proprietà con cui amavo riprendere tutto quello che si muoveva intorno a me: la città, la natura e i concerti hiphop dei miei amici, nell’attesa di fare “cose importanti’. Mancava una settimana alla fine del corso e, una mattina, a metà della lezione di sceneggiatura, entra il direttore della Scuola e chiede: “Chi di voi ha una videocamera di proprietà?”. Alzo la mano e lui mi guarda e propone: “Fra 20 giorni parte un raid nel Sahara. C’e’ una carovana di auto sportive da seguire per 25 giorni di viaggio nel solo deserto”. Rimango con la mano alzata, tutti mi guardano, la porta si chiude.
Non era la prima volta che andavo nel deserto, ma era la prima volta che ci sarei rimasto senza vedere un luogo abitato per così tanti giorni.
È così che ho imparato velocemente a controllare tutti i parametri tecnici di ripresa – il diaframma, l’otturatore, la messa a fuoco e l’audio – che prima di allora erano concetti astratti, mentre nel giro di pochi giorni mi sono diventati familiari. Li padroneggiavo con una velocità sorprendente! Durante una bufera di sabbia la mia videocamera subì alcuni danni e smontando alcune parti (con la paura di rompere tutto) imparai a pulirla e a metterla a posto. Una forte giornata di caldo mandò in surriscaldamento la mia videocamera – cosa anche quella per me assolutamente nuova. Presto capii che la mia videocamera era assolutamente inadeguata, ma per me fu una delle esperienze formative più importanti.
Il risultato finale, a parere del mio insegnante, fu un video ‘alquanto scarso’ ma ‘con alcuni spunti interessanti’.
Tornai nel deserto l’anno dopo con un equipaggiamento tecnico decisamente più professionale e con un bagaglio di esperienza maggiore. Tornai dal deserto con maggiori capacità che riportai su tutta una serie di miei lavori e su altri settori e altri luoghi.
Quello che però avevo capito era che mi piaceva raccontare storie, mettere insieme delle immagini e sviluppare il racconto di un evento; provare ad interpretare i pensieri delle persone intorno a me e cogliere l’atmosfera di un momento.
Ogni evento è una storia e ogni storia va raccontata. Sarà capitato anche a voi di raccontare una storia a qualcuno – un viaggio, una storia d’amore, un’esperienza lavorativa…. Ci saranno parti legate alla realtà oggettiva e altre legate ai sentimenti e alle emozioni. Sta ad ognuno di noi metterle insieme e i risultati sono i più disparati. Raccontare un evento o una storia molto spesso non vuol dire raccontare quello che è successo passo dopo passo, ma dire quello che tu – e chi era con te – ha vissuto in quel momento. Vuol dire mettersi a nudo e raccontare anche se stessi. Soprattutto per quanto riguarda un evento il tuo approccio è fondamentale come lo sono le tue tecniche di ripresa e gli obiettivi utilizzati. A volte è importante farsi notare dalle persone che hai intorno perché hai bisogno di raccogliere sguardi nell’obiettivo e altre volte, invece, devi trasformarti in un fantasma: usare la videocamera a spalla o un teleobiettivo per catturare i volti e le espressioni senza essere notato. Talvolta, per scarsa luminosità, l’uso di obiettivi luminosi è un vincolo e con quello devi fare tutto. L’audio va catturato con tecniche diverse e devi avere con te svariate tipologie di registratori e di microfoni. A volte servono più persone ed è importante coordinarsi in modo da non avere tempi morti e coprire più momenti. Il montaggio è poi il vero linguaggio: sono i punti e virgola, le sospensioni e gli accenti, ma è anche il ritmo e l’anima del racconto.
Produco video per eventi e video storie per architettura, design, moda e corporate video. L’ approccio per ognuno dei settori è completamente diverso: in alcuni ambiti come l’architettura e il design è fondamentale l’empatia con il progetto e con la persona, per la moda è fondamentale capirne il mood e l’aspetto estetico immediato mentre per aziende o settori produttivi è necessaria chiarezza estetica sonora e di contenuti. Un’immagine ruvida può’ essere azzeccata per un video di moda ma non lo sarà quasi mai per un video corporate.
Mi piace quello che faccio e il red carpet è un ricordo che mi fa sorridere. C’è una storia da raccontare in ogni angolo del pianeta. E ognuno di noi ha una cosa da raccontare.
Ricordo ancora oggi a distanza di tempo la sensazione delle notti passate nel deserto sotto un cielo di stelle, attorno al fuoco con i miei compagni di viaggio. Spero che molti di loro ancora guardino quel mio video ‘alquanto scarso’ con affetto e con la voglia di partire per nuove avventure.
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