
Un’opera del progetto “Languishing” di Antonio Schiavano
ARTE ED EVENTI: LA FOTOGRAFIA FINE-ART DI ANTONIO SCHIAVANO SFIDA LO STEREOTIPO
Nel settore degli eventi, l’innovazione e la creatività sono fondamentali per stupire i partecipanti: una nuova idea per coinvolgere gli ospiti in una esperienza è posizionare l’arte, in particolare la fotografia fine art, che ha il potere di trasformare uno spazio ordinario in un’esperienza visiva straordinaria. Le opere d’arte non solo impreziosiscono gli ambienti, ma sono visibili ad intenditori, appassionati e curiosi da cui possono trarre spunti per stimolare la creatività e migliorare l’umore oltre a creare un’atmosfera unica che lascia un ricordo. Le agenzie creative, di pubbliche relazioni, gli organizzatori di eventi e le aziende stanno sempre più riconoscendo il valore di integrare l’arte nei loro spazi, perché sia un elemento chiave per differenziarsi e impressionare i clienti.
Per condividere alcuni spunti e argomentare al meglio la fotografia fine art abbiamo incontrato Antonio Schiavano, fotografo professionista che da oltre 40 anni si distingue per la sua capacità di catturare l’essenza della bellezza attraverso la macchina fotografica. La sua carriera nel mondo della fotografia commerciale gli ha permesso di collaborare con prestigiosi brand a livello internazionale e vivendo tante esperienze, ad un certo punto si è fermato per riflettere sul suo percorso e sul bisogno di recuperare un suo spazio creativo. Così dal 2020, Antonio ha iniziato a realizzare progetti di ricerca personali alla riscoperta della sua arte, sviluppando opere di fotografia fine-art che riflettono la sua abilità di trasformare l’ordinario in straordinario.
L’intervista
1 – Antonio, puoi raccontarci un po’ del tuo percorso e di come dopo 40 anni di fotografia commerciale sei arrivato a specializzarti nella fotografia fine-art, qual è la forza motrice che ti spinge e motiva a “fare arte”?
Nel 1981 ho iniziato a sperimentare con la fotografia still-life per comprendere meglio luci e forme, impegnandomi in un percorso autodidatta. Ho deciso di abbandonare gli studi di ingegneria per dedicarmi interamente alla fotografia e nel 1988 mi sono trasferito a Milano, dove ho presentato il mio primo portfolio e da cui non mi sono mai spostato. In questa città ho aperto il mio studio, dove non solo è possibile visionare le mie opere, ma dove continuo a crearle attraverso un lavoro di ricerca che ha lo scopo di comunicare attraverso immagini fine art.
Il lavoro di ricerca è sempre stato un punto fermo del mio percorso artistico e questo mi ha portato a sviluppare progetti di fotografia fine-art che hanno lo scopo di raccontare e raccontarmi attraverso la potenza visiva delle immagini. La costante ricerca di nuove ispirazioni mi permette di sperimentare nuove forme di espressione artistica con l’intento di focalizzare l’attenzione dello spettatore su dettagli specifici e aspetti caratteristici del soggetto, che spesso fanno parte della semplicità quotidiana che rimane invisibile agli occhi.
La fotografia fine-art è per me un mezzo per esprimere emozioni, idee e concetti che altrimenti resterebbero inespressi. È un modo per condividere le mie prospettive e per ispirare riflessioni e sensazioni attraverso le mie opere. La motivazione principale che mi spinge a fare arte è la passione profonda per la fotografia come mezzo di introspezione e comunicazione. Ogni progetto di fotografia fine-art che realizzo, come “The Beauty and the Bane“, “Languishing“, “L’Attesa“, e “Riflessi“, è il risultato di un processo di ricerca ed introspezione.
2 – Pubblicità e Arte sembrano due mondi apparentemente destinati a non incontrarsi mai, ma nel tuo caso abbiamo scoperto che non è esattamente così, ma come cambia il tuo approccio alla fotografia fine art rispetto a quella commerciale? Ci sono differenze significative nel processo creativo o nei tuoi obiettivi finali?
È vero, pubblicità e arte sono spesso percepiti come mondi separati, ma nel mio percorso sono riuscito a farli convivere, trovando un equilibrio tra le due dimensioni. Quando lavoro su progetti di fotografia commerciale, il mio obiettivo principale è soddisfare le esigenze del cliente, trasmettendo un messaggio preciso e mirato attraverso l’immagine. È un processo che richiede una grande attenzione ai dettagli, una pianificazione accurata e spesso un lavoro di squadra con direttori artistici, stylist e make up artist. In questo contesto, la mia creatività deve trovare un equilibrio tra l’estetica e le esigenze commerciali, mantenendo sempre un certo grado di innovazione e originalità personale.
La fotografia fine art, invece, rappresenta per me uno spazio di completa libertà espressiva. Qui, il processo creativo è molto più intimo e personale. Mi permette di esplorare tematiche profonde, di comunicare le mie visioni e le mie emozioni senza compromessi. Ogni progetto artistico nasce da un’idea o da un sentimento che desidero esplorare e condividere, spesso attraverso un percorso di introspezione e ricerca. È un viaggio che può portare alla creazione di opere uniche, dove la sperimentazione gioca un ruolo fondamentale.
In termini di processo creativo, nella fotografia commerciale c’è una forte componente di schematizzazione, dove ogni scatto è pensato per aderire a uno specifico brief e layout. Nella fotografia fine art, invece, mi lascio guidare dall’istinto, dalla creatività e dalla spontaneità del momento, cercando di catturare l’essenza e l’emozione del soggetto senza impormi dei vincoli.
In definitiva, mentre la fotografia commerciale è in sostanza un dialogo tra il fotografo e il cliente, la fotografia fine art è un dialogo tra il fotografo e se stesso, un’esplorazione continua che cerca di svelare la bellezza nascosta nel mondo e nelle nostre esperienze più profonde.
3 – Il tuo progetto “The Beauty and the Bane” è forse l’emblema del voler prendere le distanze dal mondo patinato che caratterizza la fotografia commerciale, un progetto che diventa una critica al concetto di bellezza standardizzata imposto dalla società e che non si limita alla sola fotografia, ma che ti ha portato a sperimentare nuovi materiali e strumenti. Puoi parlarci del processo creativo che hai utilizzato per sviluppare queste tue opere?
Questo progetto rappresenta una decostruzione del concetto di bellezza, spesso percepito nella società contemporanea attraverso la lente della fotografia commerciale, dove tutto deve apparire perfetto e standardizzato. Il processo creativo per queste opere si distingue significativamente dai miei lavori precedenti. Per iniziare, ho selezionato alcuni miei vecchi scatti di beauty e fashion per utilizzarli come base di partenza e successivamente ho applicato pennellate di oli e vernici di vario genere direttamente sulle stampe fotografiche. L’intento era trasformare queste immagini, aggiungendo non solo una nuova texture e una percezione tattile, ma anche un nuovo significato: restituire alla bellezza la sua pluralità, sfidando l’omologazione che caratterizza il concetto di “bello” nella società odierna. Questo processo di alterazione ha generato opere uniche e irripetibili, richiamando idealmente l’attenzione sull’unicità di ogni essere umano.
4 – Unfair a Febbraio, una mostra in memoria di Giovanni Gastel a Marzo, il Lucca Art Fair ad Aprile e il Festival OFF Arles in Francia a Luglio, il 2024 è stato per te un anno intenso all’insegna della pura creatività e che ti ha portato a far conoscere le tue opere ad esperti e cultura dell’arte, ma qual è stato il progetto o la manifestazione che ti ha dato più soddisfazione e perché?
Innanzitutto aggiungo che un’altra grande soddisfazione arriva anche dalla mostra “COLORS: Vintage & Future” in esposizione al Museo della Seta di Como dal 14 Settembre al 17 Novembre 2024. Nonostante sia una mostra collettiva, la presenza di ben 22 delle mie opere mi fa quasi assaporare l’emozione di una mostra personale. Curata da Maria Cristina Brandini, questa esposizione dedicata al dialogo tra passato e futuro attraverso il colore, rappresenta per me un’opportunità non solo per condividere la mia visione, ma anche per raccontare il mio percorso artistico ad un pubblico ancora più ampio.
Tra tutte le esposizioni a cui ho partecipato nel 2024, la fiera di (un)fair è stata sicuramente quella che ha rappresentato per me una vera e propria spinta nel mondo della fine-art; quella che ha segnato la svolta!
I curatori di (un)fair hanno selezionato una delle mie opere della serie “L’Attesa” come una delle più rappresentative del tema dell’anno: il desiderio. Un riconoscimento che mi ha gratificato profondamente. Inoltre, il Corriere della Sera ha parlato della mia serie “Languishing“, pubblicando una delle mie opere nell’inserto dedicato alla cultura e all’arte, dando ulteriore visibilità al mio lavoro.
Emozione e coinvolgimento invece hanno caratterizzato la mia partecipazione come espositore alla mostra “Les Italiens” in occasione del Festival OFF Arles in Francia: una manifestazione dall’atmosfera straordinaria! In ogni angolo della città si percepiva un entusiasmo palpabile per la fotografia utilizzata come linguaggio di comunicazione. Un’energia molto simile a quella che si respirava agli inizi del Fuorisalone qui a Milano. Questo ambiente dinamico e stimolante ha reso l’esperienza ancora più memorabile e ha consolidato il mio desiderio di continuare ad esplorare nuove frontiere artistiche.
5 – Il mondo degli eventi aziendali e della comunicazione in generale può beneficiare enormemente dall’inclusione dell’arte e il format del comodato di opere d’arte a fini espositivi è sempre più diffuso. Pensi che le tue opere possano arricchire uffici di agenzie, spazi per eventi o agenzie creative?
Assolutamente, penso che l’arte abbia il potere di trasformare gli ambienti, di stimolare la creatività e di ispirare le persone che vi lavorano o vi trascorrono del tempo. Attraverso le mie opere e il lavoro di ricerca concettuale da cui nascono, spero sempre di riuscire ad ispirare riflessioni e confronti costruttivi, a prescindere dal luogo in cui vengono esposte.
Portare l’arte in contesti aziendali non è solo una questione estetica, ma anche una scelta strategica. Le opere d’arte possono aiutare a costruire l’identità e la cultura aziendale, rendendo gli spazi più accoglienti e motivanti. Un ufficio arricchito con opere d’arte trasmette un messaggio di attenzione ai dettagli e di valorizzazione della creatività, elementi fondamentali per molte agenzie e aziende che operano nel campo della comunicazione e degli eventi.
Il format del comodato d’uso a fini espositivi è un’ottima soluzione per rendere l’arte più accessibile. Assicurarsi una rotazione di opere permette di rinnovare continuamente gli ambienti e avvicinare le persone all’arte contemporanea in modo diretto e quotidiano.
Inoltre, credo che l’inclusione dell’arte negli spazi di lavoro possa avere un impatto positivo sul benessere delle persone. Essere circondati da opere d’arte può offrire momenti di pausa e di contemplazione, aiutando a ridurre lo stress e a migliorare l’umore. In questo senso, le mie immagini non solo decorano, ma favoriscono anche esperienze emotive che possono contribuire ad un ambiente di lavoro più sereno e produttivo…o almeno spero!
6 – Da una nostra precedente intervista alla home stager Francesca Martinelli, abbiamo appreso che il concetto di Home Staging è sempre più popolare. Come vedi l’esposizione delle tue opere in case e appartamenti prestigiosi per migliorarne l’appeal durante il processo di vendita?
La ritengo un’opportunità straordinaria e davvero originale. L’arte può trasformare totalmente la concezione di uno spazio, rendendolo più attraente e memorabile. In un mercato immobiliare competitivo, fare una buona impressione è cruciale, e l’arte può essere lo strumento ideale per distinguere una proprietà dalle altre. Nella realizzazione delle mie opere, cerco sempre di catturare la bellezza nella semplicità e credo che questo aspetto possa aggiungere quel tocco di eleganza che contribuisce a rendere gli ambienti più accoglienti e stimolanti.
Secondo me, esporre opere d’arte fine-art può dare un senso di esclusività e valore aggiunto agli immobili, trasmettendo un senso di qualità e raffinatezza che rispecchia l’unicità e il prestigio della proprietà stessa. La componente emotiva e concettuale di opere come le mie, potrebbe coinvolgere e affascinare gli acquirenti, aiutandoli ad immaginare la vita all’interno di quegli spazi. Inoltre la giusta collocazione delle opere d’arte – e qui chiederei la conferma di un home stager – può enfatizzare l’architettura degli interni e proprio come in fotografia, creare “punti focali” che catturano l’attenzione dell’osservatore e guidano l’occhio attraverso lo spazio, accentuando le qualità distintive degli ambienti.
7 – Quali progetti futuri hai in programma e come pensi di continuare ad innovare la tua arte?
Per il futuro, il mio obiettivo principale è quello di eliminare dalle mie opere il concetto di immagini esteticamente belle, in modo da spostare l’attenzione sull’autenticità del messaggio. Desidero che le mie immagini siano riconoscibili per la mia autorialità, per l’originalità e l’intensità con cui esprimo la mia visione del mondo. Con un incipit come “The Beauty and the Bane”, i miei nuovi progetti avranno l’intento di sfidare le convenzioni estetiche tradizionali e offrire una prospettiva più profonda e riflessiva. Vorrei che le mie immagini non fossero solo viste, ma anche sentite, che provocassero una reazione emotiva e stimolassero la riflessione.
In relazione a questo, sento particolarmente mia una frase di Martin Luther King: “Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno”. Questo pensiero ispira il mio percorso artistico, spingendomi a superare le paure e le convenzioni, ad avere il coraggio di esplorare nuovi orizzonti e a lasciare un segno autentico e indelebile nel mondo dell’arte.
Per visionare i progetti di fotografia fine-art di Antonio Schiavano vi invitiamo a visitare il suo sito web: www.antonioschiavano.com/fineart
Complimenti! Il quadro nell’immagine di copertina mi piace molto. Sembra quasi un dipinto rinascimentale!
devo dire che mi sono ricreduta. conosciuto all’art fair mi era sembrato saccente ma adesso in questa intervista ho apprezzato molto il suo modo di approcciarsi all’arte. bel lavoro
Languishing è il mio progetto preferito. Bravissimo signor Antonio!
Da appassionata di arte e di mostre mi congratulo per le opere, sono molto belle.
Originale l’idea di trattare le sue vecchie immagini per trasmettere un senso di allontanamento e distacco dai canoni imposti dalla società. Scritto benissimo anche il testo che spiega The Beauty and the Bane. Si capisce che dietro c’è un team di copywriter ed esperti. Bravi tutti!
I have read the entire article in its English version, and I am truly captivated by the concept behind “The Beauty and the Bane” project! I deeply appreciate this type of artistic research, this approach to work, and, above all, the critique of the culture of standardized beauty and beauty at any cost. We are so manipulated by those in power who dictate what is considered beautiful, that we are willing to undergo invasive surgeries just to delay aging or to appear as “beautiful” as celebrities. Beauty has become a commodity, with large corporations thriving and growing richer by fueling our sense of inadequacy and our pursuit of homogenized beauty. This is precisely why this project holds immense significance! It seeks to expose this false, standardized beauty and return to authenticity, to the original and indelible beauty that makes us unique, that allows us to be ourselves… and most importantly, to stand out and not be forgotten.
Dear Jules, it was such a pleasure to read your thoughtful and precise comment. You truly provided a highly insightful analysis of Antonio’s project, carefully examining every detail and arriving directly at the core of the matter, in perfect harmony with the intent behind his artistic vision. With your permission, Antonio would be delighted to publish your comment on his personal website, alongside the project in question. Furthermore, if you need to view additional images of his projects, whether to publish them on your website or use them as a topic of discussion with your students, you can reach out to him directly at antonio@10watt.it. Thank you very much and keep following us!
Hello Giuseppe, it’s a pleasure to meet the author of this article. Excellent work, I read that you have a degree in communication, just like me, and your skill with words is evident, as well as your contribution to drafting the texts for Antonio’s projects. Congratulations to both of you on the wonderful teamwork. Even the most beautiful artwork would lose its value without the right words. After all, it is the words that give meaning, don’t you think? I’m sure you studied this as well in semiotics! At the moment, I don’t have any thematic discussions on this topic planned for my course or website, but I appreciate the offer and your availability. Feel free to publish my comment wherever you like. Thank you so much, and I look forward to reading more of your articles soon. Warm regards!
Hi Jules. It’s a pleasure to meet you too. Thank you so much for your answer and your availability. All the best!
bellissime queste opere. l’artista potrebbe utilizzare anche l’intelligenza artificiale per il progetto the beauy and the bane. ottimo lavoro
Grazie per il commento Teresa. Utilizzare l’intelligenza artificiale però non fa parte proprio del concept che ha deciso di adottare Antonio per questo progetto. The Beauty and the Bane deve la sua unicità alla creatività e al puro lavoro di manipolazione manuale delle immagini attraverso l’utilizzo di oli, vernici e materiali abrasivi che hanno lo scopo di “corrodere naturalmente” e volutamente questa bellezza quasi artificiosa, a favore di una riscoperta bellezza fatta di tanti piccoli difetti.
Wow! però che fortuna e che meraviglia deve essere per un artista poter disporre della propria location per eventi sia per creare le proprie opere che per esporle! Chapeau!
Ciao! ma le foto di questo signore come sono stampate? stampante a getto di inchiostro? lo chiedo perché è un tipo di stampa che nel giro di pochi anni subisce un deterioramento molto evidente portando l’immagine a diventare quasi completamente rossa. e il processo velocizza se le foto sono esposte in stanze molto luminose. Stampa laser, glielo do come consiglio.
Buonasera Marco. La ringraziamo per il commento. Le opere di Antonio Schiavano sono realizzate come stampe fine-art, su pannelli dibond o su carta cotone garantita da Canson. Inoltre su ogni stampa viene applicata una pellicola protettiva. :)
ANTONIOOOOO! Oddio, ma tu chi sei? Un MAGO, un GENIO, un ARTISTA mandato dal cielo? L’ARCANGELO della fotografia o Il MESSIA dell’arte? Sono letteralmente SCONVOLTA! Non capisco nulla di arte, ma queste opere mi hanno stesa, schiantata, distrutta di EMOZIONE! Mi hai fatto piangere, ridere e ballare tutto in una volta! Quei colori! Quelle forme! Sono entrata in un’altra dimensione! TU non fotografi, tu CREI VITA con le mani! Sei un PRODIGIO! Ti prego, non fermarti mai!
Buon pomeriggio, mi chiamo Benedetto, un umile pensionato, prima ferroviere e ora bisnonno sulla soglia dei novant’anni. Sebbene i giorni della mia giovinezza siano ormai un ricordo lontano, l’amore per l’arte in tutte le sue forme non mi ha mai abbandonato, nutrendosi della poesia, mia fedele compagna di viaggio sin dall’adolescenza. Ho sempre trovato nei versi un rifugio per dar voce al mio animo e per narrare, con occhi vigili, il mondo che muta attorno a me.
Nel mio incessante vagare in cerca d’ispirazione, mi sono imbattuto in questo articolo che illustra il progetto di Antonio Schiavano. Dopo aver visto le opere e aver dato una lettura alla descrizione del progetto sul sito dell’artista è nata in me una scintilla, che ha dato vita a una poesia ispirata al suo lavoro di decostruzione della bellezza, cui ho voluto attribuire lo stesso nome. Con umile cuore e speranza viva, desidero condividere questi versi, auspicando che giungano sino a lui e che, chissà, possano risuonare con la medesima vibrazione che li ha generati. Un caro abbraccio.
The Beauty and the Bane
Sventrata bellezza,
dai crateri del tuo viso
sgorga il pianto dell’arte.
Non sei più specchio liscio,
né curva senza peso,
ma cicatrice viva,
che grida il tuo nome
contro il soffio arrogante della perfezione.
Hanno inciso il tuo corpo,
pelle di seta strappata,
perché non potessi più servire
il dio delle ombre lisce,
quello che tutto standardizza
e nulla redime.
Ma tu, ribelle muta,
hai spalancato la bocca:
non per sorridere,
ma per inghiottire il giudizio,
l’ideale fasullo
che ti ha imposto il silenzio.
Oli e vernici,
abrasioni e ferite,
ti hanno fatto vera,
come la pietra che si spezza
e rivela il diamante nascosto.
Nelle tue crepe ho visto
la fragilità dell’umano,
l’orrore del conformarsi,
e l’infinita grazia
di chi si rifiuta di essere domato.
Sei il corpo della terra,
il volto della ribellione,
il canto stonato
che rompe la marcia dell’uguale.
E nella tua distruzione,
nel tuo disfarsi,
sei rinata.
Non come bellezza,
ma come verità.
Benedetto D’angelo
Buon pomeriggio Signor D’Angelo, Vorrei innanzitutto ringraziarla per il prezioso contributo che ha voluto condividere, ma anche chiederle gentilmente l’autorizzazione ad utilizzare il suo componimento per accompagnare, con le sue parole, il progetto artistico di Antonio nel contesto di mostre, vernissage ed eventi dedicati a “The Beauty and the Bane”. Ovviamente, provvederemo sempre a citare il suo nome. Le sue riflessioni rispecchiano appieno ciò che l’artista desidera trasmettere attraverso le sue opere e riteniamo che, insieme, possano avere un impatto significativo sul pubblico.